Vestiti di vino.
Viene dagli scarti della produzione del vino la nuova pelle vegetale che ha fatto vincere un premio di 300.000 €, conferito dalla seconda edizione del Global Change Award, contest lanciato dalla H&M Foundation, a Grape Leather team, composto da Giampiero Tessitore, Francesco Merlino e Valentina Longobardo e guidato da Rossella Longobardo.
Questi giovani ragazzi italiani sono i creatori dell'innovativa pelle vegetale, realizzata a partire dall'uva e e dagli scarti della produzione del vino.
Un'innovazione che garantisce il benessere degli animali ed elimina la necessità di petrolio usato per produrre la pelle sintetica.
Non è la prima volta che gli scarti del vino vengono individuati ed usati da menti lungimiranti per l'utilizzo in altri settori.
Ad esempio per un riutilizzo degli stessi nell'alimentazione umana:
Oppure per la produzione di bio-carburante, come affermano ricercatori dell'Università di Adelaide, che affermano che da una tonnellata di vinacce si possono ricavare fino a 400 litri di bioetanolo.
Meglio l'uva bianca o rossa per la produzione di bioetanolo? Dall'uva bianca si ottiene una quantità notevolmente superiore, nello specifico sono state studiate le composizioni di due tipi di scarti d’uva: le vinacce rosse derivanti dal Cabernet Sauvignon e quelle bianche del Sauvignon Blanc.
A dare buone speranze non è solo la quantità di biocarburante ricavabile da una tonnellata di scarti (400 litri), ma anche la possibilità che esso diventi un’alternativa sostenibile alle biomasse lignocellulosiche classiche.
“Utilizzare le biomasse vegetali può essere difficile per la loro struttura complessa,” sostiene Kendall Corbin, co-autrice dello studio, “ma tale processo è semplificato con la vinaccia perché risulta reperibile a buon mercato e ricca di carboidrati che fermentano facilmente”.
Ci aveva visto lungo Ernest Hemingway nell'affermare:
"Il Vino è il più grande segno di Civiltà dell'Uomo."