I Collazzi in verticale.
Immaginatevi circondati da colline ondulate, baciati dal sole toscano, slanciati cipressi come immancabili sentinelle, silenziosi quanto maestosi leoni di pietra oltre ai quali, dietro un crinale adornato di olivi, potete scorgere, imponente ed elegante, la cupola del Brunelleschi.
BenBevuti a Tenuta I Collazzi, un gioiello che fa onore alla ricca eredità della Toscana. La storia qui è come una buona bottiglia di vino, invecchiata con grazia e arricchita da generazioni di passione.
Tenuta I Collazzi è molto più di una cantina; è un tesoro che racconta secoli di storie in ogni bottiglia, tra colline che custodiscono segreti antichi e vigneti che tessono trame di passato e presente. Ogni sorso è un viaggio, un tuffo nel tempo che vi porterà a scoprire l'anima autentica di questa tenuta.
Le etichette di Tenuta I Collazzi sono pagine di un libro che parla di passioni, tradizioni e innovazioni. Il Chianti Classico è un capitolo ricco di robustezza e carattere, mentre i Supertuscan sono una poesia audace e avvolgente. Ogni vino è un narratore eloquente, un compagno di viaggio che vi condurrà attraverso epoche e emozioni.
I vigneti di Tenuta I Collazzi sono il palcoscenico dove si svolge il balletto del tempo. Le viti, come attrici ben addestrate, interpretano ruoli diversi nelle diverse stagioni. Passeggiare tra i filari è come fare un salto nel passato e nel futuro allo stesso tempo, sentendo il battito costante della terra sotto i piedi.
Ma non è solo il vino a tessere questa storia. La tenuta stessa è un'architettura che parla di epoche passate e di un impegno costante nella produzione di eccellenza e il loro terreno in un palcoscenico dove storia e vino si fondono in un'armonia unica.
La verticale di Tenuta I Collazzi è come leggere un libro, ma anzichè sfogliare le pagine, stappiamo bottiglie.
Ogni annata è un capitolo, e la degustazione è la lettura appassionata.
Immergetevi nelle storie delle annate, dove il vino diventa una guida temporale.
Chiudete gli occhi, annusate il profumo dell'annata più vecchia, e viaggerete indietro nel tempo. Sorbire il più giovane vi riporterà al presente, mentre degustare il mezzo vi terrà sospesi tra epoche.
Siete pronti?
La verticale è stata fatta sul Collazzi, blend di Cabernet Sauvignon 50%, Cabernet Franc 25%, Merlot 20%, Petit Verdot 5%, il vino che identifica la Tenuta stessa portandone anche il nome e le annate in degustazione erano la 2001, 2005, 2008, 2015, 2019.
Collazzi 2001 Il tormentone dell'estate era "Dammi tre parole", ma il primo anno del nuovo millennio o per dirla, anzi scriverla, alla romana MMI, è particolare perchè ognuno di noi che già era presente su questo pianeta e non usava più il biberon ricorda esattamente cosa stava facendo quel dannato 11 settembre. In maniera vivida e viva, provando e riprovando le stesse sensazioni seppur il tempo trascorso abbia appannato, ingiallito e alleggerito l'immagine stessa. Così è anche questo vino. Sempre bello vivace, eclettico, vivo, slanciato. Seppur su note più evolute conserva una sorprendente dinamicità accompagnata da un tannino maturo, fine ed elegante. Le note balsamiche e fresche impreziosiscono frutti neri, liquirizia e cenni chinati ne certificano e suggellano questa indomita, e particolare, annata.
Collazzi 2005 Anno in cui ci ha lasciato Giovanni Paolo II, Alonso su Renault diventava il più giovane campione di formula uno e nasceva Youtube. Annata calda. Quella di Katrina che devastò New Orleans. Ricordi stanchi anche se talvolta profondi. Nel calice il vino è più cupo e scuro. Note ematiche. Humus e foglie bagnate. tabacco. Ecco, davanti ad un vecchio camino acceso si scorge una figura di un uomo sprofondata in una poltrona di pelle consumata e nel ravvivare il fuoco della pipa si scorgono come saette nel cielo sagge rughe. Riflessivo e accogliente.
Collazzi 2008 Credit crunch, Lehman Brothers, crisi finanziaria globale. Ma fino a quel disgraziato 15 settembre tutto sembrava possibile, tutto sembrava realizzabile. La moltiplicazione dei pani e dei pesci in chiave moderna o per stare più in tema la trasformazione dell'acqua in vino alle nozze di Cana. E poi in un attimo, puff... tutto svanito. Veramente un sorso entusiasmante, appagante e godereccio. Poi arriva improvvisamente, e troppo maledettamente presto, quel tannino asciugante ed assorbente che chiude netto e senza troppi convenevoli. Lo bevi e lo ribevi nella speranza che la piacevolezza rimanga più tempo. E lo vorrò ribere perchè ancora oggi non mi rassegno.
Collazzi 2015 La parola dell'anno è stata scelta come "Rizz". Il termine, che significa stile, fascino, attrattiva o capacità di attrarre un partner, è usato molto dalla generazione Z e circola soprattutto sui social media. Quindi definendo questo vino "rizz" potrei aver già terminato qui la descrizione, ma non gli renderei merito e poi mi piace contraccambiare generosità con generosità. Caldo, elegante, succoso, fresco, complesso e lungo. Ginepro e macchia mediterranea e poi amarena e di nuovo mirto e altre note mentolate. Dall'inizio alla fine questa deliziosa densità fresca che non cede mai sostenuta da un tannino nobile e setoso. La forza la davo per scontata, sorprende invece l'eleganza, che nei 2015, annata in generale ottima in Toscana, non è così frequente a dimostrazione che è stato fatto un lavoro eccellente in cantina. Da bere subito o da dimenticarlo e tirarlo fuori fra qualche anno per un'occasione importante.
Collazzi 2019 Nonostante sia il più recente ho fatto più fatica a trovare qualcosa di intrigante e alla fine la scelta è ricaduta sulla prima foto di un buco nero fatta da alcuni scienzati. Anche gli eventuali scettici hanno dovuto abdicare. Io fra questi, mai avrei pensato di trovare così attraente un supertuscan così giovane. Parliamoci chiaro, il 2001 per me è in pole position seguito dal 2015, ma questo 2019 ha un gran bel potenziale e già adesso si esprime su gran bei livelli. Ovviamente pieno, potente ed energico, sempre però un filo sotto l'abbondanza e la prepotenza. Il grip tannico è da giovanotti, tonico ed evidente, sorretto egregiamente dalla tanta materia presente che lo rende a tratti appetitoso. Ciliegia matura e note tostate di caffe, note fresche vegetali di peperoni e gerani e balsamiche di eucalipto. Finale intrigante di tabacco e peperoncino piccante. Da seguire molto attentamente!
La giornata è poi proseguita in maniera incantevole al ristorante dove abbiamo degustato, ops, bevuto, le altre etichette della Tenuta i Collazzi, ma questa è un'altra storia.
Un'altra piacevole storia.
#vadovetiportailnaso sempre!
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