Appena inziato un nuovo anno e giù a stilare classifiche, graduatorie, podi e gradini più alti.
Anche il mondo del vino non fa eccezioni, anzi, ognuno nella perfetta tradizione italiana dell'essere buoni allenatori del giorno dopo, presenta e motiva le proprie personalissime top ten dei vini.
Personalmente ritengo tale esercizio, oltre che inutile, anche poco professionale e mi spiego meglio.
Quando parliamo di un vino, siamo di fronte a un qualcosa di dinamico: il vino si evolve.
A qualcosa di estremamente complesso: possiamo classificare i vini dal punto di vista alcolico, dei tannini, del colore, dei profumi, dei vitigni, dei territori...
A qualcosa che non sempre, anzi, quasi mai, è fine a se stesso, ma si abbina, combina e fonde con i cibi.
E soprattutto, a qualcosa che è soggettivo: io preferisco certi gusti, certi sapori ad altri.
Quindi, posso fare una classifica certamente dei vini più cari del 2016, certamente.
Posso fare una classifica dei più venduti, ovvio.
Dei più ricercati su internet, pure.
Ma posso fare classifiche sul più buono?
Sarebbe come fare la classifica degli uomini più buoni del 2016.
Credo che anche per questo 2017 continuerò a raccontare di storie di vino, a narrare di leggende, miti, aneddoti e curiosità su ciò che rende il vino così magico. Così vivo.
Deluderò chi cerca classifiche di grappoli, bicchieri oppure etichette o griffe.
Farò felice chi invece, vuol conoscere cosa c'è in quel bicchiere e perchè ha determinate caratteristiche. Parlerò con chi quel vino lo fà, ma prima ancora l'ha sognato o ereditato da 5 generazioni. Visiterò quelle realtà la cui storia si confonde con la leggenda.
Tra le varie cantine che ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere, una frase mi è stata detta in più occasioni, magari anche con modi e dialetti diversi, ma il significato è il medesimo:
"Non puoi ottenere un vino eccellente se pensi solo all'aspetto commerciale. Alla base ci deve essere la PASSIONE"
Quella vò cercando e di quella, state sicuri, vi racconterò!
Anche nel 2017.