Il Nambrot furioso.

"Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori,
le cortesie, l’audaci imprese io canto,
che furo al tempo che degustai gli odori,
di Ghizzano il vino, e in bocca piacquer tanto..."
Ovvia, e anche Ludovico Ariosto ha avuto l'onore di essere "taggato" in una mia storia. Citato e dissacrato, in quella giornata estiva, calda e afosa, sono i primi versi del suo poema cavalleresco "L'Orlando furioso" che mi sono risuonati in testa e riecheggiati nel cuore facendomi vibrare l'anima.
7 anni aveva quando lo misero a scelta fra una vita ecclesiastica o marziale. O la via della croce o della spada.
Se eri di famiglia nobile, ma non eri il promogenito, destinato quindi alla piena eredità della casata, soltanto queste due erano le possibili alternative.
Alternative così diverse fra di loro, opposte direi; entrare a far parte del clero avendo quindi una vita agiata, privilegiata, viziosa e oziosa a tratti, scandita però dall'abitudinarietà e dalle certezze opprimenti della routine oppure avviarsi all'arte della cavalleria, addestramenti fisici e morali lunghi, estenuanti e dolorosi convivendo con il costante pericolo e la consapevolezza che combattere porta con sè l'accettazione della morte, ma altrettanto fortemente lo spirito dell'avventura e dell'ignoto.
Aveva 7 anni e Nambrot non esitò un secondo!
"Sarò cavaliere!"

L'unica cosa certa era che per entrambe le scelte avrebbe dovuto lasciare casa e famiglia e fu così che fu affidato come paggio ad un Signore che avrebbe iniziato ad addestrarlo all'arte della cavalleria.
Aveva 14 anni quando divenne scudiero di un valoroso cavaliere continuando l’esercizio e l’addestramento con le armi, oltre che imparando ad accudire il cavallo. Lo accompagnava in battaglia aiutandolo ad indossare l’armatura e, in caso di difficoltà, aveva il compito di soccorrerlo.
Giorno dopo giorno Nambrot dimostrava sempre più di avere le doti giuste: coraggio e rettitudine morale erano sempre più a suo servizio quanto la padronanza con la spada.
Aveva 21 anni, indossava una tunica bianca in segno di purezza, un manto rosso come il sangue che sarebbe stato diposto a versare e una cotta nera in rappresentanza della morte di cui non avrebbe avuto timore, quando inginocchiato, dopo la benedizione del sacerdote, fu battuto con la lama della spada tre volte sulla spalla destra e il cavaliere a cui aveva fatto per ben 7 anni da scudiero pronunciò la seguente frase:
"In nome di Dio, di San Michele, di San Giorgio, ti faccio cavaliere"
Aveva vissuto finora nella speranza, nell'ambizione e sempre nella profonda convinzione di realizzare il suo sogno di mettere la sua spada e il suo cavallo a servizio di Carlo Magno contro le invasioni dei Mori in Spagna e fu ciò che avvenne.
Tanto lui quanto i suoi figli poi, si distinsero per valorosità in battaglia, al punto che l'Imperatore Carolingio in persona in segno di gratitudine li ricompensò con dei possedimenti e un titolo nobiliare, giunto ai nostri giorni come Venerosi Pesciolini della Tenuta di Ghizzano.
Il cuore di Nambrot batte tutt'oggi.
E' un cuore puro, forte e coraggioso. Un cuore di Merlot. Generoso e abbondante. Altruista. Caritatevole. Non si risparmia e si getta a capofitto in ogni situazione. Cavalleresco.
Ma come un uccellino, seppur impavido e determinato, sa che non può nulla contro un famelico gatto, così un Cavaliere esperto sa che per vincere in battaglia deve sempre avere con sè il suo scudo e la sua spada.
Il suo scudo è di Petit Verdot. Solidità e resistenza. Stabilità e robustezza.
E la sua spada...
Il cavaliere indomito ed intrepido difficilmente dovrà estrarla, la sua fama lo precede, già il rumore degli zoccoli del suo cavallo faranno scappare i nemici e laddove non saranno sufficienti, solo impugnarla con fare minaccioso farà tremare i più coraggiosi. Tuttavia talvolta la leva al cielo facendola scintillare al sole per indicare e illuminare la retta via. La sua lama sa essere tagliente e precisa.
La sua spada è di Cabernet Franc. Forza e sorpresa. Entusiasmo. Intraprendenza. Sbalordimento. Stupore.
Scusa, volevo dire valoroso, Veneroso è l'altro.
Non l'altro Cavaliere, ma l'altro vino.

Il vino storico della Tenuta di Ghizzano ma anche del territorio. Punto di riferimento storico ed enologico importante nelle Terre di Pisa.
Sangiovese con un pò di Cabernet sauvignon forse uno dei blend più piacevoli e goderecci, nato con la stoffa per essere un grande vino. Un primogenito dei Supertuscan.
Stupisce gradevolmente anche il bianco. Blend di Vermentino vinificato in maniera classica e Malvasia e Trebbiano invece macerati, alla orange style. Meriterebbe un articolo a parte e una degustazione dedicata. (Stay tuned...)
Unico e curioso come sarà sicuramente il prossimo Sangiovese in purezza che verrà vinificato nella drunk turtle, un'anfora in cocciopesto, materiale usato dagli antichi Romani. Non vedo l'ora!
Questa tendenza alla riscoperta e valorizzazione del passato è la linea guida, la filosofia di questa cantina che lavora e produce secondo principi biodinamici da vari anni ed è certificata Demeter .
E poi gli anni del Medioevo vengono chiamati gli anni bui...
mah, parliamone!
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Bellissima storia, molto coinvolgente.....quasi come essere stati con te in quell'occasione. Davvero un gran bell'articolo.
ma che meraviglia questa storia magistralmente raccontata. E' come averla rivissuta in prima persona ... e magicamente il calice si è materializzato! cheers & kiss
Una sapiente combinazione di gusti letterari ed enologici. Complimenti
Il tuo scrivere sa trasportare sempre il lettore in un luogo sospeso tra sogno e realtà... tra passato e presente.. E suscita curiosità e voglia di approfondire e di 'assaggiare', o meglio, degustare, questi preziosi vini, che, così bene,descrivi. Complimenti.
Bellissimi e sempre coinvolgenti i tuoi racconti, complimenti 🍷🔝🔝🔝