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Dianella 1: la felicità semplice del vino vero

Dianella 1
Dianella 1

Dianella 1: la felicità semplice del vino vero


Et però credo che molta felicità sia agli homini che nascono dove si trovano i vini buoni.” Firmato: Leonardo da Vinci.


E quando cammini fra le colline di Vinci, fra ulivi e vigne che sembrano ondeggiare come pensieri al vento, capisci che quella frase non era solo un’osservazione enologica.


Era una visione. Era una verità.


E oggi, in un tempo che corre veloce e rincorre mode, ho trovato un rifugio.

Si chiama Dianella 1.

Non cercatela nei circuiti patinati del vino. Non troverete bottiglie che vogliono stupire con effetti speciali, o etichette costruite per far parlare i trend setter.


Qui il vino non ha bisogno di travestimenti. Qui il vino è.


La semplicità come rivoluzione


Dianella 1 è una cantina a conduzione familiare, radicata da generazioni nella terra che ha dato i natali al Genio. Ma il vero genio, qui, è la semplicità. Quella vera. Quella che non grida, ma che resta. Quella che oggi viene troppo spesso confusa con banalità, liquidata come poco interessante. Eppure — come ricordava il filosofo Christian Bobin — “la semplicità è la forma della vera grandezza.” E a Dianella 1, la grandezza si misura nel silenzio delle cose fatte bene. Senza fretta. Senza sovrastrutture.


Coerenza: quando il vino parla la lingua del territorio


Il vino che nasce qui non vuole imitare. Non rincorre Bordeaux, non gioca a fare il campione. È un vino che si beve. Che si gode. Che fa compagnia. Un vino che conosce la sua terra e la restituisce nel calice con fedeltà. Non ci sono fuochi d’artificio: c’è coerenza, c’è armonia, c’è quella verità disarmante che solo certe campagne toscane riescono a dare.


E poi, c’è la sincerità. Sincero come un contadino che ti guarda negli occhi.

Sincero come un vino che non si traveste per piacere, ma che piace proprio perché non si traveste.


Otis - Thalia - Cusebio
Otis - Thalia - Cusebio

Sincerità in bottiglia: tre calici, tre storie


1 – Thalia Rosato (Sangiovese) Se il rosa che ami è quello dei Barbapapà e il sapore che ti aspetti è quello della Big Bubble... ecco, scegli un altro rosato. Thalia è un rosato di Sangiovese che vuole essere Sangiovese, senza trucchi. Il colore è rosa chiaro, ma tende all’arancio. E in bocca? Più che fragolina, trovi melograno, melone, ribes. Ha 12,5 gradi, freschezza integrata e una morbidezza fruttata che conquista con garbo. Uno stile giovane, sì, ma per niente banale. Bello freddo di frigo, perfetto a bordo piscina con patatine e noccioline come aperitivo. Ma se la temperatura sale e arriva in tavola? Caprese, prosciutto e melone, insalate di farro, cous cous vegetariano, formaggi freschi e frittate: sarà l’ospite più discreto e più apprezzato.


2 – Otis Bianco (Vermentino) Finalmente un Vermentino che non ti “stucca” con frutta esotica, mango e pesca da cartolina. Otis seduce con una personalità decisa: la frutta c’è, ma è intrecciata a un tessuto agrumato di cedro, lime e limone di Sorrento. La freschezza è assoluta, pulita, appagante. Note accennate di erbe aromatiche, una mineralità viva, e quel sentore che sussurra un futuro da grande bianco d’evoluzione (i primi accenni di "nobili rieslinghiani idrocarburi" sono già lì). Sarà che questo Vermentino il mare non lo vede… ma lo sente, grazie al vento che arriva diretto dal Tirreno, senza ostacoli. Bevendolo in una giornata fresca d’estate, osate l’abbinamento con una carbonara al tartufo estivo generosamente affettato sopra. Sì, avete capito bene: osate, osate… e godete!


3 – Cusebio Rosso (Sangiovese, Merlot, Petit Verdot) Un Supertuscan? Se vi serve un’etichetta, va bene. Ma se volete gustarlo, dimenticatela. Il Petit Verdot prende il posto del solito Cabernet Sauvignon e cambia tutto. Un vino complesso ma bevibile, profondo ma scorrevole. Il sorso è guidato da una base di liquirizia — sì, proprio la rotella nera delle fiere — che si apre su balsamicità fresche e affascinanti. Un vino che ha carattere, ma sa restare conviviale. Lo vedo su una tagliata di manzo con rucola, scaglie di grana, aceto balsamico e un filo d’olio nuovo, servita al tramonto, quando il giorno si spegne piano e il bicchiere si riempie ancora una volta.



Dianella 1 è questo: una cantina che non cambia pelle, che non ha bisogno di inseguire stili, punteggi o classifiche.


È quello che è.


Da sempre.


E questo, oggi, è rivoluzionario.


E allora io, che non seguo le mode, ma seguo il Naso, ti porto con me. Fra le vigne di Vinci. Fra le mani di chi lavora, non per apparire, ma per tramandare. Fra i calici che sanno ancora parlare semplice.


E per questo, parlano al cuore.




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