Marcampo, giusto alle Balze, proprio alle Balze, esattamente alle Balze.
"'ndo vai bimbo? Senti come passan bassi stamani, gnamo si và a bè una riparella pe scardassi"
Alla prima tramontana, che di soffiava tesa entro la prima quindicina di ottobre, puoi stare sicuro che se attraversavi le vie lastricate del centro qualcuno ti rivolgeva quella frase alla quale potevi solo rispondere con un lapidario: "Gnamo, un giro per uno però eh?"
Anzi, andavi "in sù" proprio perchè sapevi che sarebbe andata a finire così.
Oggi molte cose sono cambiate, a partire dalla tramontana, che ormai fino a novembre difficile che pulisca l'aria, spazzi via definitivamente ogni residua estiva caloria, ti inviti a tirar fuori dall'armadio il giaccone pesante e costringa gli uccelli di passo a volare basso a tiro di "schioppo".
Passando fra le vie del centro non ci sono più le bozze imbiancate dalla polvere di alabastro che usciva da ogni piccola bottega e il risuonare nell'aria dei canti sguaiati degli artigiani "al pezzo".
E non sono nemmeno sicuro che entrando in un bar gestito da giovani o da forestieri al chiedere di una "riparella" non ti indichino cortesemente la prima ferramenta, sghignazzando come se avessero davanti uno "cullato vicino al muro da piccino".
Strana città Volterra.
Se sei vegano non chiedere un panino con il melone perchè è con la mortadella, nelle acciughe sotto zenzero non trovi lo zenzero, ma solo aglio, prezzemolo e peperoncino e il sabato mattina scordati pure il borghese cappuccino e brioche, a Volterra la colazione si fa con la trippa! E vino ovvio...
Più che strana direi ambigua.
Ambigua come la pietra che si estrae e si lavora fin dai tempi degli etruschi, la pietra di luce, l'alabastro, che tra durezza lapidea e morbidezza cerea, tra trasparenza vitrea e opacità plumbea, consente all'artista di dar vita a degli oggetti, lampade, contenitori, elementi decorativi, vere e proprie sculture, dove la suggestione dell'informale e il surreale immaginato si manifestano con rara ed artistica perfezione.
Ambigua come il fatto che è sempre stata terra di buoni e leggendari bevitori e mai terra di vino.
Gli alabastrai stando tutto il giorno nella polvere della lavorazione della pietra avevano bisogno sovente di schiarirsi la gola con pò di vino, o almeno questa è la scusa ufficiale ed universalmente accettata e condivisa.
Perchè non si producesse vino a Volterra, a parte le piccole quantità ad uso personale che i vari mezzadri facevano, è abbastanza semplice. Era più facile farlo arrivare di buono dai dintorni che non coltivare la vite in un microclima particolarmente rigido e soprattutto su terreni difficilmente lavorabili e ritenuti prevalentemente sterili.
Ma anche tutto ciò sta cambiando in maniera molto rapida e importante.
Marcampo non solo rappresenta questo cambiamento, ma fa parte di questo cambiamento, anzi è, questo cambiamento e il vino "Giusto alle Balze" ne è degna bandiera e simbolo.
Di sicuro il cambiamento climatico in atto porta alla ricerca di terre più fresche, più alte o con esposizioni meno dirette al sole e questo di sicuro ha aiutato, la scommessa più grande però, è stata sfidare, sfruttare e valorizzare l'aspetto e la composizione del terreno.
A Volterra, anzi a "Vorterra", l'albero diventa "arbero" e Marcampo era "mal campo", ovvero campo dove non ci cresce niente di produttivo, se non "roghi", cespugli e gialle ginestre intervallate da distese di erbe selvatiche con profonde crepe nel terreno habitat ideale della famigerata "malmignatta o falange volterrana".
Siamo nel mezzo di una enorme frana, le Balze appunto, una voragine che nei secoli ha inghiottito chiese, monasteri, strade e perfino una necropoli etrusca. Questo fenomeno che caratterizza tutto il territorio circostante si verifica perchè le acque piovane penetrano il primo sottile strato sabbioso per poi trovarne uno più spesso argilloso che quindi lubrificato tende a scivolare a valle. Dalla foto si vede bene come lo strato sabbioso, giallo, è situato sopra un terreno grigio bluastro interamente di natura argillosa.
Argilla blu?
Come quella che ha reso celebre fino a farlo diventare, sia per qualità che per prezzo, vino cult, icona di un intero territorio e del movimento dei "Supertuscans", il Masseto a Bolgheri?
Si proprio quella, anzi più caratteristica e "saporita".
A parte il fatto che a Volterra si chiama "mattaione", ovvero terra buona solo per farci i mattoni, ma proprio qui presenta una mineralità abbondante, importante e identitaria, unica, sotto forma di grosse quantità di salgemma, da cui poco distante viene estratto il sale più puro d'Italia a Saline di Volterra e appunto di blocchi di gesso ed alabastro che è pur esso il residuo di un mare preistorico.
E' un terreno difficile da lavorare in quanto d'estate con la siccità diventa duro e compatto come una roccia con profonde spaccature e invece quando è bagnato diventa viscido, colloso, appiccicoso ma è il terreno d'elezione del Merlot che qui trova quindi una delle sue espressioni migliori.
"Giusto alle Balze" è quel Merlot in purezza che prima di tutti ha detto:
"Si, anche noi a Volterra facciamo un ottimo vino!"
E Genuino e Claudia Del Duca, babbo e figlia che gestiscono a conduzione familiare l'azienda di proprietà, ce lo hanno fatto assaggiare in una splendida verticale di tutte le annate, dal 2006 al 2017 con l'esclusione della 2009 non prodotta.
Con una profondità così importante emergono le caratteristiche di base, viene fuori la stoffa di cui è fatto, la tempra, e soprattutto, vengono messe a nudo le potenzialità in relazione al passare del tempo perchè si sa, ogni vignaiolo insegue in cuor suo il mito di un vino eterno che non tema il tempo ma che anzi lo sfidi e ne sia complice/alleato per evolvere negli anni.
Mirtilli e more, talvolta più gli uni talvolta più le altre, scuri neri polpoli e succosi, in annate meno calde la prugna compare portandosi dietro quel pizzico di astringenza e di freschezza che comunque non manca mai grazie a note balsamiche di erbe officinali che negli anni siccitosi diventano quasi mentolate, sempre presenti, più o meno integrati ed evidenti, spezie "maschili" e "scure" quali cioccolato amaro, liquirizia, pepe..
Un tannino importante e una sapidità congenita, regalata generosamente dal pliocenico mare rimasto intrappolato nelle argille blu, sono garanzia di longevità. Il 2006 ha stupito ancora per la sua energia e brillantezza.
Se ti piace sentire un bel frutto maturo pieno e croccante, un'intensità "intensa" e sapori più morbidi e rotondi scegli le ultime annate, delizioso in tavola ad accompagnare un cinghiale in umido.
Se, come me, preferisci più un equilibrio e una complessità gusto olfattiva e una maggiore armonia ed integrazione del tannino e delle parti "dure" allora concedigli qualche anno, (adoro la 2011) lascia che il colore scuro inizi a far penetrare un pò di luce, segno che la generosa opulenza del frutto sta diminuendo e la sua predominanza abdicando a favore di spezie, note balsamiche e floreali che emergeranno e daranno più ampiezza, eleganza e finezza e allora, portalo pure con te, come fedele scudiero, ad una grigliata estiva e non preoccuparti di stapparne anche una o due bottiglie in più, a fine serata con il calice in mano sdraiato sull'erba continuerai a degustarlo, meditando nella speranza di vedere le stelle cadenti.
C'è chi è riuscito a vedere anche i marziani dopo.
E ci ha anche parlato!
E se invece alla brace hai messo una bella e commuovente chianina di un paio di kili, sotto è carpaccio, stappaci una bella ed altrettanto commuovente bottiglia di "Severus".
Sangiovese in purezza, quasi a rimarcare che siamo comunque, prepotentemente e a pieno titolo nel cuore della Toscana e che se a 30 km verso est abbiamo Bolgheri, tutt'intorno ci sono i vari Chianti e poi Brunello e Nobile e Carmignano.
Non cercarci nè la forza, nè la potenza nè tantomeno la prepotenza ma l'eleganza, la finezza e la seduzione. La classe. Il tannino è setoso e seducente, ammiccante fino al punto in cui senti inarrestabile il desiderio di riappoggiare le tue labbra al calice per un altro sorso. Metti sul fuoco un'altra fiorentina che io stappo un'altra bottiglia, vai.
Mi raccomando però non lo dimenticare, prima di preparare la brace e le bistecche, mentre sei ancora in costume a bordo piscina, magari ancora un pò stordito dalla pennichella appena fatta, consideralo un riscaldamento, deliziati e rinfrescati con "Terrablu" un vermentino che esprime in pieno il terroir. Giovane e fresco, frutta e fiori conditi da sfumature di salvia ed erba medica e l'immancabile sapidità che dona sentori minerali in sottofondo di selce e pietra focaia.
Importante: tieni sempre almeno due bottiglie in frigo perchè una non ti basta mai, in estate specialmente l'idratazione è fondamentale!
"Never, never underestimate a hill in Tuscany"
Ah, quasi dimenticavo, che bischero che sono, scommetto vuoi sapere cosa è una "riparella"...
Vieni a Volterra!
Grazie Claudia, grazie Genuino!
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Grazie...articolo bello "deciso" ..mi ha parlato di forza e determinazione....di espressione del potenziale .....
Sempre trasportata in un turbine di odori, sapori, colori ed emozioni uniche. Aiutata da parole, foto e video riesco quasi a sentire i sapori, a vedermi circondata da quelle colline... e quelle grigliate 🤪🤪🤪
Gusto morbido corposo e autentico! Lascia una gradevole sensazione anche all'olfatto! Una scia di aromi che si uniscono. Poesia per il palato!
.. Che dire di più di ciò che è già stato detto.. complimenti !! come sempre i tuoi racconti trasmettono tante emozioni!!
Ci sono sensi come il gusto, l'olfatto ed il tatto che hanno bisogno di essere vissuti per poter apprezzare e comprendere se, realmente, trasmettono quelle emozioni. Michele attraverso i tuoi racconti D-vini riesci a creare il desiderio di conoscere le sensazioni che stanno dentro a quel sorso. Non racconti solo il vino, non lo vuoi solo vendere, vuoi di più, vuoi farlo amare così com'è. E' per quello che ne racconti la storia, crei il contesto e sveli vizi e virtù di un vino che si deve scegliere non perchè ti è stato consigliato, ma perchè ti ha sedotto. In attesa di essere sedotta da quello che sarà il mio vino preferito, ti leggo con piacere attraverso le tue esperienze.