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Sweet Capezzana

Immagine del redattore: NasoDVinoNasoDVino

Sweet Capezzana...

"Ho bevuto cose che voi umani..." parafrasando la celebre frase idiomatica del replicante interpretato da Rutger Hauer nel film cult di fantascienza del 1982 Blade Runner.


Ma questa non è fantascienza, questo è lo Sweet Blogger Tasting che si è svolto a giugno dello scorso anno a Capezzana; "11 + 1" calici riempiti di vini dolci, fra vin santi, passiti e muffati di ogni parte d'Italia e non solo.


Esatto, sono passati 6 lunghi mesi e solo adesso mi sento pronto per scrivere un articolo.


Il "dolce" fra tutti i gusti è quello più immediato, più facile, se vogliamo anche quello più scontato, ma è anche quello più introspettivo, che sa rimetterti in contatto con la parte più buona ed innocente di te, che comunica con il bambino dentro di te.


E' il primo sapore, che da neonati, con il latte materno sentiamo e poi continuiamo con pappe e frullati tutti a tendenza dolce fino allo svezzamento, in cui iniziamo a capire che il mondo non è fatto solo di morbide rotondità, ma anche di ruvide spigolosità.


Dolci coccole, dolci abbracci, dolci baci e dolci carezze è il gusto dell'accoglienza, del calore familiare, dell'amore puro, del ritorno a quando tutto era più semplice, più spensierato e più candido.


"Bimbi piangete che mamma ve lo compra!" intervallato da due fischi da "pecoraio abruzzese" per richiamare l'attenzione, così gridava l'"omino dello zucchero filato" alla fiera di paese.


Questa immagine è emersa improvvisa dentro di me al primo assaggio per poi lentamente lasciare spazio a quando da piccolo a 6 anni, mio padre mi portò a fare il Vinsanto. Fatica a pigiare l'uva nel tino prima di metterla nella strettoia e freddo, c'era freddo in quella vecchia cantina, sensazioni che sento tutt'ora, come altrettanto vivido e abbagliante sento il sapore dolce e allo stesso tempo saporito, nuovo e colorato di quel liquido magico appena estratto dal caratello. Un'illuminazione!


Poco tempo dopo mio padre morì e quel caratello che lui stesso aveva ereditato passò a mio zio, suo fratello, e da alcuni mesi è di nuovo ritornato a me.


Il Vinsanto è per me il vino del cuore, ma lo è, per sua natura e nella sua intima essenza, anche per ogni produttore.


Come un figlio, devi aspettare con pazienza che l'uva appassisca, controllando giornalmente che lo faccia in maniera sana, senza marcire, poi la spremi, fino in fondo, fino all'ultima preziosa stilla che può rilasciare, e la metti in piccole botti dove starà a maturare ancora 5,7, 10 anni. Ecco perchè, al di là del valore commerciale, è un vino che non ha prezzo e quando hai la fortuna, il piacere e l'onore di poterlo bere, fallo sempre con rispetto.


Tutto quello che merita.

La location è la splendida tenuta di Capezzana nella DOCG Carmignano, che per ogni creatura terrena vivente amante del buon bere è divenuta ormai meta di sacro pellegrinaggio, l'arca perduta ritrovata, trasposizione reale dell'eden.


Ogni volta Filippo Contini Bonacossi riesce ad organizzare eventi e degustazioni uniche ed irripetibili che non solo allietano i palati più raffinati e competenti ma scaldano anche i cuori ed elevano le anime. Per dirla alla "millennial style", quando vieni via, hai sempre fatto un "upgrade" generale.

Ecco gli 11 + 1 protagonisti indiscussi di questa incredibile esperienza:

Tutto è iniziato in quella punta estrema più a sud della Sicilia, dove forse proprio lì, nell'allora Trinacria, approdarono i primi Fenici portando con sè tralci, più probabilmente i semi, di questa pianta magica, la vite, da cui frutti nasce questo divino liquido. Ora come allora, fra le vie barocche di Noto come nel calice colmo del suo passito, profumi dolci e freschi di zagara miste a sbuffi di spezie e zafferano a ricordarci che qui ci sono stati anche gli arabi. Passito di Noto 2018 Planeta.


Un battito di ciglia. Disteso su un morbido e fresco prato alpino, soffice e vellutato, circondato da mille fiori profumati, intensi ma delicati, ognuno con una propria sfumatura. Dal più dolce al più pungente, dal più floreale al più secco. Qui a Kurtatsch in Alto Adige. Aruna Kurtatsch 2016.


Come intemperanti torrenti scendiamo a valle. Nei Colli Euganei odori e sapori più pieni di frutta matura e miele e poi ancora crema alla vaniglia. Fior d'arancio Zanovello 2017 è così, morbido e accogliente.

Adesso il passo è breve per arrivare a Soave. Accoglienza calorosa. Profumi di frutta esotica fresca, anice stellato, vaniglia. Ti seduce e poi ti lascia con la bocca asciutta, tutta quella polpa che ti aveva fatto immaginare si trasforma in fiori. E allora vuoi riniziare da capo. Questo è il fine gioco di seduzione del Recioto di Montetondo 2018.


In Friuli? Si proprio in Friuli. Cera d'api, frutta candita, cocco, la dolcezza quella vera che ti riempie i sensi ma ti lascia la bocca pulita. Sorprendente e affascinante. Da queste parti il Picolit di Monviert 2017 accarezza così.


Ora torniamo in Toscana.


A casa. In casa. Proprio nella vinsantaia dove fino a pochi mesi prima erano stati ad appassire i grappoli di Trebbiano e San Colombano che poi diventeranno il Vinsanto del futuro. Intanto nel calice il Vinsanto di Capezzana 2013. Tradizione, storia, cultura. Fichi secchi, confetture, note smaltate di ceralacca. Dolcezza e pienezza del gusto sempre in equilibrio e piacevole. Il bacio perfetto, quando non vorresti mai staccarti dalle sue labbra. Non a caso ha vinto l'International Wine Challenge 2021.


Lì vicino, cambiamo zona ma solo di poco nella DOCG Chianti Classico e l'accoglienza è, è, è... l'unica parola giusta che mi vieni in mente e non sò nemmeno se esiste è: ossimorica. Qui a San Giusto a Rentennano, dove il sangiovese ha una delle sue espressioni più estreme, più alte e più pure, il calice stupisce, disorienta e infine conquista per questa sua continua contrapposizione. Cupo come il mallo della noce di cui ha sia la scura dolcezza e anche il retrogusto amaricante, l'arancia con la sua succulenza, ma è arancia amara, la radice della liquirizia in cui note dolci e note amaricanti si fondono insieme, le migliori fave di cacao Venezuelano appena tostate dove già si odora la dolcezza del cioccolato insieme alle nobili e caratteristiche venature amarognole e il miele in abbondanza ovviamente di castagno. Da spalmare su una fetta di pane salato. Per la cronaca, non è tecnicamente un Vinsanto, ma è Vin San Giusto 2013.

Risaliamo di nuovo la Toscana e ci fermiamo nel Chianti Rufina a Selvapiana. E' primavera. Una bella giornata, in un campo sassoso pieno di ginestre gialle fiorite che fanno ombra ai primi asparagi selvatici, circondato da un bosco di macchia mediterranea, ginepro, alloro, corbezzolo. Il calore sulla pelle dei raggi di sole. Una folata di vento fresco, una piccola nuvola che lo copre un attimo e subito un piccolo brivido. E subito di nuovo l'abbraccio caldo del sole. E c'è chi dice che non esistono più le mezze stagioni! Vinsanto Selvapiana 2012 è la primavera.


Chi non vorrebbe essere ospite di Paolo De Marchi a Isole e Olena? C'è lui stesso nel calice. Non smetteresti mai di starlo a sentire mentre parla dei suoi vini, della teoria del "pentagono", della sua storia. "...quando degusto un vino, non mi piace usare parole tecniche o descriverlo come fate voi sommelier, in un vino io guardo l'equilibrio, l'armonia, la piacevolezza..." Vinsanto Isole e Olena 2009, perennemente in bilico fra dolcezze e freschezze come un funanbolo sospeso ad un filo fra due montagne. Da togliere il fiato.


Ancora non ti è chiaro perchè il Vinsanto è il vino del cuore? Qui a Rocca di Montegrossi puoi toccare con mano, prima, e sentire con la tua bocca, poi, perchè lo è! La Malvasia bianca del Chianti viene fatta appassire e parte anche colpire da muffa nobile per conferire maggior complessità e distintività e poi per l'invecchiamento vengono usati vari tipi di botti, di quercia, ciliegio e gelso. Nel calice d'impatto il fine pranzo natalizio. Il fico secco con dentro la noce, i datteri, mandorle e nocciole, albicocche e prugne secche e poi il caffè. Un velluto liquido il Vinsanto Rocca di Montegrossi 2006.


Assolutamente non poteva mancare un Vinsanto occhio di Pernice! I Veroni 2010, fatto con uve rosse, Sangiovese e canaiolo e un pò di malvasia. Miele e cera d'api, albicocche e fichi secchi, frutta secca e noci, note eteree di smalto e resina. Poi a fine sorso quando tutti questi fuochi d'artificio hanno esaurito il loro caleidoscopico spettacolo, echi sfumati di cliegia, a ricordare che il signore di queste terre, della Toscana tutta, che vuole ed ha sempre l'ultima parola, è lui. Il Sangiovese.


E gli 11 protagonisti li abbiamo degustati...

Manca solo il "+1" e in effetti mi sento un pò in soggezione, non sò se ne sono degno di poterne parlare, già averlo degustato è un indubbio e immenso onore e piacere. Ne sono profondamente grato.


Intanto, seppur rientra a pieno titolo fra i vini dolci, l'ho considerato al di fuori per le considerazioni che ho fatto fin dall'inizio. Gli altri 11 sono inequivocabilmente e "senzadubbiamente" i vini del cuore delle aziende che li producono per passione e tradizione e come "core business" hanno una loro gamma di altri vini secchi.

Chateau d'Yquem produce invece solo Chateau d'Yquem. E lo fa da sempre. Lo fa bene da sempre. Stramaledettamente bene, tanto che è considerato a livello mondiale come il punto di riferimento per ogni vino dolce.


Un pò come quando il semi-Dio Achille combatteva contro gli umani. Gli piaceva vincere facile.


Comunque qui, non si parla tanto di semi-Dio, quanto di semillon e sauvignon blanc che sono i vitigni usati, dopo che gli acini sono stati disidratati dall'attacco della muffa nobile (Botrytis cinerea), per fare questo divino sauternes.


Spaventa quasi per la perfezione. Stupisce per la complessità. Sbalordisce per l'eleganza e la finezza. Zafferano, Camomilla, miele, idrocarburi, lavanda, vaniglia, china, inchiostro, note burrose e agrumate e potrei continuare oltre con i descrittori, ma la vera forza sta nella loro composizione armonica, ognuno riconoscibile, aggraziato, educato. Un caleidoscopico tetris di essenze e sapori.


Ma anche Achille, seppur invincibile, aveva nel suo tallone un punto debole.


Lo Chateau d'Yquem 2004 nella sua perfezione e pur allietandomi la bocca a livelli paradisiaci, non mi ha fatto battere il cuore come gli altri.


E potrà tenersi lo scettro solo per pochi anni ancora, perchè poi uscirà il mio Vinsanto!


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66 Comments


Patrizia Magni
Patrizia Magni
Jan 31, 2022

...sei riuscito ancora una volta a mettermi le mani tra i pensieri... bravo davvero..ho visualizzato questo viaggio nella sua interezza..un' esperienza a correre direi..tu vivi di albe e dì tramonti.. per tutti i cieli sparsi che ti trovi dentro.. ogni qualvolta concedi un assaggio generoso dei tuoi trascorsi in loco..e la differenza..non la fa la location in essere..che sia tenuta ...o cantina..o dintorni..ma sei tu..come ti lasci sublimare dal tuo micro cosmo emozionale...adoro tutto questo.. davvero..e lo sai ... sei appassionato..coinvolgente...sei come un anima adattogena...passami il termine..il tuo sapere è nella coscienza dei dettagli..stai maturando un abilità nel creare incontri tra le diverse estensioni olfattive attorno al piacere della tavola..e questo è un bel valore aggiunto... e' cultura.. è passione...…

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NasoDVino
NasoDVino
Feb 02, 2022
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Un animo sensibile come il tuo riesce a cogliere sfumature cromatiche impercettibili che si nascondono in pieghe inevitabili della scrittura… vai oltre… e vedi altro… grazie Patrizia 👃🍷

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Come sempre ci fai vivere sensazioni e belle emozioni, e ci fai viaggiare in luoghi meravigliosi e con questo articolo mi hai portato nella mia Trinacria, nella deliziosa Noto quasi a rievocare e sentire il sapore del passito Planeta che è da un po che non bevo, ma questa estate sicuramente mia meta estiva sorseggero un calice di passito nella meravigliosa e affascinante città! Complimenti sempre passione e cuore nel tuo lavoro

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NasoDVino
NasoDVino
Jan 28, 2022
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Grazie Francesca.. anche io dovrò venire nella tua Noto.:: 👃🍷

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Cristina Santini
Cristina Santini
Jan 26, 2022

Oh che emozione leggere il tuo articolo!! Bellissima la storia personale del caratello. Questa sì che è una illuminante degustazione, mi sono anche annotata un po' di dettagli e di bottiglie che vorrei provare. Le tue descrizioni mi fanno vivere di persona le sensazioni provate per ogni calice. Complimenti Michele!! Spero di poter far visita quanto prima a Capezzana e vivere le tue stesse emozioni.

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NasoDVino
NasoDVino
Jan 28, 2022
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Mi fa piacere leggere il tuo commento! Grazie Cristina 👃🍷

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michelasossella69
Jan 25, 2022

Caro Michele , come al solito il tuo articolo riesce a toccare la mia sensibilità, i ricordi di persone che ormai non ci sono più affiorano attraverso le tue parole e mi fanno rivivere sensazioni e profumi di un tempo a me caro, i nonni 👴. In questo scritto , in particolare, visto che hai menzionato il mio Veneto dai colli Euganei ( la mia zona) a Soave. I sapori e gli odori che percepisco , credo siano gli stessi , regioni diverse ma molto simili nel tramandare le usanze di padre in figlio. Ancora complimenti per ciò che scrivi sei molto bravo e un grazie per farmi sentire come un ”acino” attaccato alle mie radici😉

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NasoDVino
NasoDVino
Jan 25, 2022
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Che bello questo commento. Molto introspettivo. Mi fa piacere evocare certe emozioni. Grazie👃🍷

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vecchio.ros
Jan 25, 2022

Direi che le tue parole hanno accompagnato, purtroppo solo la vista di questi calici,in modo splendido...ho l'acquolina in bocca 😄🥰 grazie

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NasoDVino
NasoDVino
Jan 25, 2022
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Vieni… sei la BenBevuta 👃🍷 grazie

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